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Mastoplastica a Seguito di Rottura Protesica
Cosa devi sapere sulla Mastoplastica a seguito di Rottura Protesica
Nessuna protesi può durare per sempre.
Molte rotture sono il risultato del naturale invecchiamento della protesi, dell’eccessiva compressione del seno, o di un trauma.
La paziente può accorgersi di una rottura protesica poiché vede cambiare la forma del seno, diverso rispetto all’altro.
Ci si può accorgere anche a sguito di un irrigidimento e contrattura della capsula che avvolge la protesi.
D’altra parte, molte donne non notano nessun cambiamento nel seno e la rottura protesica viene diagnosticata durante i normali controlli ecografici per screening del tumore al seno.
Nei casi dubbi all’esame ecografico, è bene eseguire una risonanza magnetica senza mezzo di contrasto, che è l’esame gold standard per la diagnosi.
Capita che durante la mammografia la protesi venga schiacciacciata quanto basta per provocarne la rottura. Seconda la letteratura medica, in accordo con la FDA, nel decennio 1992-2002 vi sono stati 58 casi di rottura di protesi durante la mammografia: si tratta di una percentuale molta bassa in relazione alle migliaia di interventi di mastoplastica additiva. I tecnici devono comunque fare attenzione a non applicare una pressione eccessiva.
Cosa devi sapere sull’intervento
La rottura protesica non comporta un intervento urgente da parte del chirurgo, ma deve comunque essere trattata per evitare stati infiammatori cronici e infarcimento dei linfonodi.
L’intervento correttivo consiste o nel sostituire la protesi mantenedo o meno la stessa forma, rotonda o anatomica, e il piano anatomico, sottomuscolare o sottoghiandolare.
Ma nei casi in cui siano passati molti anni, va eseguito contestualmente un sollevamento del seno, mastopessi o decidere di non utilizzare più la protesi ma eseguire un riempimento con il proprio grasso, scegliendo un intervento di lipofilling mammario.